CELIMARRO il sito preistorico

Il sito ricade a sud del centro urbano in un settore territoriale sovrastante l’asta fluviale del Coscile, a breve distanza dalla sponda destra, rispetto alla quale è raccordata da un lieve pendio. Nell’ambito del contesto orografico risalta il limitato lembo terrazzato su cui è ubicato il sito. È un luogo privilegiato per l’osservazione del corso d’acqua e dell’ampia piana senza doversi allontanare: questa particolare condizione avrà assunto un ruolo determinante per la scelta del sito come luogo per bivaccare anche frequentemente. Il giacimento è circoscritto, almeno nell’affioramento, alla parete orientale del limitato rilievo, per un fronte esposto non superiore ai 10 m di cui solo in un limitato settore sono presenti i reperti. La parete sub-verticale, alta circa 5 m, presenta a partire dal basso uno zoccolo molto compatto di solo travertino al disopra del quale, per uno spessore di circa 50 cm, il materiale, spugnoso e ricco di apparati radicali concrezionati dai depositi carbonatici, appare caratterizzato da una “impregnazione” di colore grigio chiaro, forse dovuta alla presenza di cenere dilavata dai focolari probabilmente presenti nelle immediate adiacenze. Segue, fino al termine della scarpata rocciosa, una serie costituita da “sacche” di materiale archeologico e paleontologico a cementazione molto variabile, nelle quali sovente si possono riconoscere resti vegetali, frustoli ed anche “calchi” integri di foglie in carbonato di calcio. Grazie anche a quelli messi a disposizione dal Gruppo Archeologico di Castrovillari raccolti in situ nel corso delle ricognizioni, il totale della collezione ha raggiunto i 478 reperti litici. Secondo gli schemi tassonomici tradizionali l’industria litica di Celimarro andrebbe riferita dubitativamente a tradizioni litotecniche musteriane del Paleolitico medio; tuttavia si preferisce adottare il termine di Paleolitico “antico” alludendo al segmento cronologico-culturale precedente suddiviso in Paleolitico inferiore e medio. Effettivamente nel caso di Celimarro, come del resto accade per molti altri siti, il carattere tipologico e litotecnologico dell’industria non ne escluderebbero l’appartenenza alle fasi relativamente recenti del Paleolitico ex “inferiore”. L' insieme litico di 478 reperti è costituito da 22 nuclei, 132 prodotti di scheggiatura modificati o semplicemente utilizzati, e 324 schegge grezze in larga misura amorfe e di dimensioni ipermicrolitiche. Interessanti sono altresì risultati i dati relativi alla fauna rinvenuta, con un’associazione “a cervo dominante”. Oltre ai mammiferi di grandi dimensioni, quali Capriolo, Cervo, Uro (Bos primigenius), Capra, Asino selvatico o Zebra di Otranto (Equus hydruntinus) e Cinghiale, sono presenti roditori microtini, quali l’Arvicola. All’elenco faunistico stabilito su base osteologica, è infine indispensabile aggiungere la presenza di grandi carnivori (probabilmente iene, (Crocuta sp.), dimostrata dal tipo e dalle dimensioni delle tracce di morsicatura su altre ossa. Il materiale osseo animale si presenta fortemente frantumato, e come si è detto il ruolo dell’uomo è evidente. La grande frammentazione dipende dalla macellazione, e più esattamente dalla consumazione del midollo e della carne. Solo in piccola misura sembrano da riconoscere gli effetti di fattori non “culturali” quali il calpestio. Una parte dei frammenti porta segni di combustione, ovviamente culturali in quanto dovuti a fuochi relativamente “sistematici”. Vi sono inoltre tracce di attività strettamente animali, che non dipendono dall' uomo come il piccolo pezzo di osso scapolare con rigature (Punture) da denti di carnivori. Un tipo leggermente diverso di manipolazione culturale è documentato da ossa che presentano segni di percussione violenta ma non tranciante, destinata genericamente a frantumare (crushing). Gli indizi di fuoco fanno parte dei contenuti più interessanti di questo sito: saremmo di fronte a una testimonianza archeologica che indirettamente ci riporta a soste di caccia, a “bivacchi”, dei gruppi paleolitici di decine di migliaia di anni fa. Nel campione di Celimarro, la compresenza di mammiferi con molluschi appartenenti a Prosobranchi e Polmonati di ambiente esclusivamente terrestre, sembra suggerire che l’ambiente nell’area del sito fosse mediamente arido a copertura essenzialmente cespuglioso-erbacea, mentre tratti di boscaglia potevano essere trovati dai cacciatori paleolitici a qualche distanza. Se questa interpretazione è giustificata, pur essendo basata su un campione faunistico attualmente assai modesto, il sito paleolitico di Celimarro potrebbe essere attribuito a un periodo “glaciale” piuttosto che “interglaciale”: in particolare, tenuto conto del profilo archeologico suggerito dai manufatti, alla fase di chiusura del cosiddetto Penultimo Interglaciale (circa 150 000-130 000 anni fa), per ora in via del tutto ipotetica.

CELIMARRO

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